SVIET MARGOT - Glance to Infinity

Agoge
“La vita è fatta di luce e ombre, anche nei momenti più oscuri della nostra esistenza arriva il momento di sovvertire il tutto e riprendersi la luce che ci spetta, la vita è ricca di sorprese!”. E’ questo il tema fondamentale che con la parola “Fusione”, riassume interamente il lavoro della band romana Sviet Margot, che dopo tre anni di assenza dalle scene ci offre un lavoro memorabile e curato al dettaglio. Se nell’album precedente datato 2013, “Spiriti di luce”, l’elemento melodic era in vista qui nel disco “Glance to Infinity”, pubblicato nel maggio 2016, tutto si fa più rockeggiante e sperimentale, i testi molto più elaborati. Tutto mira a ricreare un’atmosfera parallela dedita al viaggio e alla ricerca di una dimensione parallela, i testi con le performance strumentali suggestive riescono a riprodurre il sound giusto per trasportare l’ascoltatore in questa dimensione artificiosa. 5 elementi compongono la line-up che in 13 tracce ci permette di spaziare tra diversi stili con un rock alternative di base, importante sottolineare che la vocalist Tiziana Giudici sfoggia a più riprese doti tecniche veramente eccezionali, ma questo non ci sorprende poiché dopo 8 anni di studio lirico da soprano leggero ha cantato ogni genere, dal jazz al gospel al rock alla musica sacra, un vero portento vocale. Anche il nome della band non mostra nulla di scontato, deriva dalla fusione della parola russa universo, quindi “Sviet” traslitterata dal cirillico e il mito della compagna sexy di Lupin, appunto Margot. La Agoge Records ha supportato il progetto che in più parti sembra ricollegarsi al rock anni 80, rimane un album indie pop/rock con suggestivi elementi jazz e inconfondibili tracce di new wave è comunque, facilmente riconducibile alla musica contemporanea. Le tracce sono raccolte in modo da ricreare parti intere nel disco che si ricollegano ad un genere preciso. Questa suddivisione e questo spaziare fra i generi rende l’album interessante e complesso e rende curioso l’ascoltatore nello scorrere le tracce. Merita di essere analizzato in ogni singola componente. La prima parte si apre con due brani dal sound accattivante, ballabile che subito cattura, una scelta mirata direi, “Gold Sparkles” ci dona una parte strumentale che primeggia rispetto a quella vocale, si mostra più all’altezza dell’atmosfera che ci vuole proporre, parte iniziale con chitarre e bassi in vista e sulla stessa scia viaggia “Simply Sunny Blue”, sicuramente più ritmata rispetto alla precedente, ritornello ad effetto e chitarra che lavora sapientemente, ricordiamo l’assenza quasi totale della vocalist in tutta la parte finale del brano. Tutto diventa più Hard Rock come un crescendo nell’esposizione delle canzoni, “Vodka ‘n’ Tequila”dove l’atmosfera si fa più pressante, i toni accompagnati dalle batterie in sottofondo si fanno più pesanti e meno spensierati.

Qui il mix tra la voce della Giudici, il basso di Galizi e la batteria di Moccia ci regalano una sublime esecuzione. Segue “Excite my Soul” in primo piano ci sono le tastiere, l’introduzione è soft solo in seguito arriva la parte cantata, bellissimo l’effetto della chitarra sottofondo con effetto ‘lontananza’, gli dona un tocco di particolarità. Il ritmo incalzante di “Start and Heartwind”ora pare rallentare lasciando spazio ad un sound molto più melanconico dove la voce ci si adatta perfettamente. Il tutto viene creato dal piano di Mazzei e dalle seconde voci; in “Empty Breath of Soul” vi è l’entrata in scena di un elemento importante, l’elettronica che ci permette di cambiare la trama melodica e creare nell’ascoltatore una sorta di senso di sospensione, fantastico! Con “Ash” sono due gli elementi portanti, l’accompagnante del piano ad una voce suggestiva e un suono soft di chitarra che ci riportano sulle onde della malinconia. Questo è forse il brano più bello del platter, sicuramente il più avvolgente. Si entra gradualmente nel cuore Indie del lavoro con “Rain and Clouds”, introduzione di chitarra e performance vocale che fa il grosso, presenti però anche le tastiere; riesce a ricreare l’effetto delle gocce di pioggia su un vetro di una giornata uggiosa. L’elettronica si ripresenta in “8Hours”, brano fantasioso che ripercorre il viaggio con l’aggiunta del piano nell’epilogo; ancora più Indie si presenta “Secret of life”, più morbida all’inizio ma con lo scorrere dei minuti il ritmo si fa più sostenuto con l’aiuto di una voce che da vita alla particolarissima alternanza tra acuti e falsetti. Come non essere travolti dal ritmo di “Twister from Reality”con sezione ritmica che svolge un lavoro eccezionale, arriva finalmente la faccia jazz del disco in “Shining Brain”ma persiste l’elemento Indie/Rock, che dire questa combinazione è fortemente stimata dalla sottoscritta, chiude la raccolta la Title Track che da più importanza al Rock creando un bellissimo giro di batteria e tastiere. Ottimo lavoro della band unica nota stonata è forse la voce della Giudici che se sembra adattarsi maggiormente nelle parti jazzistiche meno adatta appare nelle parti più propriamente rockeggianti, manca forse di graffiante incisività. Per la parte strumentale ed esecutiva nessun difetto evidente, non manca che divertirsi in un ascolto piacevole dell’album mitigato dall’elemento pop in vista. Buon Ascolto! 

 Voto: 7/10

Angelica Grippa