Frontiers |
Eric Martin usa con la solita maestria la propria voce ben conscio dell’abbassamento dovuto all’età matura (sentite “Mean To Me”, dotata tra l’altro di uno splendido duello Gilbert/Sheehan) anche se il vero protagonista dell’album ci sentiamo di dire sia un Paul Gilbert in forma smagliante, che ha leggermente mutato il suo approccio puntando più sull’improvvisazione (come ammesso dallo stesso musicista in qualche recente intervista). A onor del vero “1992” sembra uscita da una session dei Racer X se non fosse per l’iniezione AOR che i nostri hanno nel DNA e trasferiscono anche sui riff più corposi.Anche stavolta i Mr. Big hanno dimostrano di possedere energia, “tiro” e grande tecnica. Non sempre, però, le canzoni appaiono perfettamente a fuoco sia sul piano della composizione sia sul piano dei suoni e della produzione. Talvolta, infatti, e soprattutto nei brani uptempo, si ha l’impressione che l’energia che il gruppo cerca di sprigionare sia compressa e claustrofobica, senza riuscire ad esplodere mai davvero.La chitarra del maestro Paul Gilbert è, naturalmente, onnipresente e serpeggiante in tutti i meandri, e tutti gli altri suonano alla grande, ma senza particolari exploit, lasciando così talora nell’ascoltatore una sensazione di non perfetta soddisfazione, pur tra tanti spunti brillanti. E, paradossalmente in relazione ad un album di rock duro, migliori e più nitidi ci appaiono i brani meno rock e più "swinganti" del lotto.Probabilmente “Defying Gravity” richiede più ascolti per essere apprezzato appieno, ma appare di primo acchito come un buon disco non equiparabile, però, alle prime, amatissime opere della band, e posto una tacca sotto alcuni dei suoi più recenti album.
Voto: 8/10
Bob Preda